LA VIA DI CONTARDO OGGI: DA REGGIOLO A BORETTO circa 5 ore

 LA VIA DI CONTARDO OGGI...

CAMMINARE FA BENE ALLA SALUTE 
E ALLO SPIRITO

In cammino tra Reggiolo e Boretto, passando da Brugneto, Guastalla e Gualtieri.

RIPERCORRI I PASSI DI CONTARDO: da Reggiolo a Brugneto (18° tappa), da Brugneto alla Pieve di Guastalla (19° tappa), da Guastalla a Gualtieri (20° tappa) e da Gualtieri a Boretto (21° tappa)



BRUGNETO
Sulla strada che porta a Brugneto partendo da Reggiolo si incontra VILLA DE MOLL
La villa prende il nome dalla famiglia dei baroni De Moll che vi abitarono tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del ‘900. Ha la sua origine in un fortilizio ristrutturato alla fine del Cinquecento quando sulla zona signoreggiava la famiglia Torello, originaria di Mantova e imparentata con i signori di Guastalla. Vi si riconoscono influssi ispirati ai lavori mantovani di Giulio Romano.  Il palazzo fu rinnovato e ristrutturato dal 1804, lasciando però intatta la facciata originaria del ‘600, rivolta a nord sul parco retrostante la Villa. La villa riflette in pieno la grande tradizione architettonica dei Gonzaga. Il prospetto principale è sobrio, con un corpo centrale su tre livelli con elegante balconcino e due ali più basse, su due livelli, che terminano con due corpi laterali a torretta. Il portone d’ingresso neoclassico presenta raffinati affreschi a trompe-l’oeil nelle nicchie laterali. La facciata verso il parco è decorata fino al primo piano con una successione di arcate cieche scandite da lesene. L’interno è caratterizzato da un vasto atrio passante voltato e decorato, ai lati del quale si dispongono gli ambienti, molti dei quali conservano le decorazioni, i pavimenti e alcune delle porte originali. Di particolare rilievo sono le decorazioni al primo piano di Felice Campi, in particolare quelle del soffitto della “Sala del Sole”. Nel Palazzo, un tempo era presente un oratorio privato consacrato nel 1793. Nel parco, dietro la villa, sono presenti statue mitologiche, iscrizioni lapidee ed una ghiacciaia. Dal 1972 è proprietà della famiglia Pavarini che l'ha ristrutturata e ne ha adibito le ampie sale a mostra di mobili antichi.

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CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNCIATA 

Si presuppone che la primitiva chiesa sia risalente al XIII secolo, ma nella prima metà del XV secolo è stata interamente ricostruita. L'edificio era lungo venti passi e largo nove, a navata unica. Sul lato sinistro della chiesa vi era un altare dedicato alla Madonna del Rosario e sul lato destro l’altare del SS. Sacramento. Vi erano poi l’altare del Crocifisso, l’altare di San Francesco e l’altare della B.V. delle Grazie contenente un’immagine ritenuta miracolosa della Madonna dello Spino, proveniente da un vecchio oratorio. Nel 1730 viene costruito il campanile nel luogo in cui si trova ora. Il precedente si trovava di fianco al coro. Tra il 1787 e il 1788 prendono avvio i lavori di ricostruzione della chiesa.  Nel 1806 vengono completate le cappelle laterali sul lato di settentrione. L’8 maggio 1954, nel centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, la chiesa viene solennemente riconsacrata dopo la conclusione di importanti lavori di restauro e di decorazione affidati a Enrico Soregaroli di Cremona e Carlo Cocquio di Varese, rispettivamente per la decorazione e gli affreschi. Tra il 1967 e il 1968 vengono compiuti lavori di restauro alla chiesa e al campanile. Nel 2006 viene attuato un intervento complessivo di restauro della chiesa, della canonica e del campanile, su progetto dell’arch. Pietro Parmigiani. Tra il 2017 e il 2018 è stato attuato un importante intervento di restauro e risanamento conservativo con miglioramento sismico delle strutture e adeguamento impiantistico. La chiesa è stata riaperta al culto dopo 6 anni di chiusura dovuta agli effetti del sisma del 2012. Nell’abside è situato un dipinto raffigurante la Madonna dello Spino, proveniente da un antico oratorio reggiolese. Collocata inizialmente in una cappella laterale la Sacra Immagine è stata spostata nell’abside il 15 agosto 1933 quando viene solennemente incoronata e posta sul trono dal vescovo Mons. Zaffrani. L’apparato decorativo dell’interno, risalente al 1954, si deve all’opera di artisti lombardi.  Nel livello inferiore si aprono le tre porte di ingresso sopra le quali sono state realizzate, nel 1972, opere a mosaico raffiguranti 
l’Annunciazione (porta principale) e Santi (porte laterali). La chiesa ha una pianta basilicale a tre navate.

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GUASTALLA
Guastalla nasce come avamposto di guardia, grazie alla sua posizione strategica. Recenti ritrovamenti archeologici indicano che il popolo etrusco vi organizzò un nucleo abitativo. Nei documenti storiografici del 864 d.C appare per la prima volta il nome della città. È poi dagli anni attorno al Mille, con i Canossa, che il primo abitato, sorto attorno alla Chiesa di Pieve, cominciò ad assumere importanza per la presenza di ampie aree coltivate vicine al Po. Con l’avvento dei conti Torelli nel 1406 si diede inizio al ciclo dei signori che dominarono e crearono la città in quanto spazio architettonico organizzato con la presenza del palazzo nobiliare, del castello, delle chiese, della piazza. È nel Rinascimento, con la famiglia Gonzaga, che la città raggiunge il suo massimo splendore grazie al nuovo disegno urbano, ai palazzi, alle chiese e alla presenza di artisti, architetti e poeti di grande fama come Domenico Giunti, Francesco da Volterra, il Guercino, Torquato Tasso e Guarino Guarini. In epoca gonzaghesca la città diviene Ducato ed è protetta da un’imponente cinta muraria fortificata a forma di stella con sette bastioni. Nel 1689 viene attaccata dagli spagnoli ed è privata dei suoi elementi di fortificazione come le mura e la rocca. Dopo quella data, la città di Guastalla si avvia ad una lenta decadenza politica e militare; ai Gonzaga subentrano i Borbone di Parma che la pongono in un ruolo subalterno. Successivamente con Napoleone Bonaparte e Maria Luigia passa a terra di confine del ducato di Parma. Infine il Risorgimento ne fa uno dei Comuni d’Italia. Nel ‘900 Guastalla diventa una città industriale e artigianale pur mantenendo quelle peculiarità di tradizioni legate alla terra come il vino, gli allevamenti e la produzione del Parmigiano Reggiano. Città ricca di arte, storia ed architettura, Guastalla rappresenta un vero e proprio gioiello della pianura reggiana.

Croce del Volterra: Guastalla come città votiva” 
Durante il dominio dei Gonzaga venne incaricato l’architetto toscano detto “il Volterra” nel ridisegno di Guastalla e nella progettazione dei suoi maggiori monumenti. Il Volterra tracciò un disegno urbano fondato su una croce di strade, mantenendo intatta la struttura della città, in modo da conferire a Guastalla l’assetto di “città votiva” voluto dalla nobile famiglia. Nacque così la Croce del Volterra: un crocevia urbano che ci riporta allo schema della città ideale, formato da quattro vie orientate verso i punti cardinali. Al termine di ogni via è situata una chiesa: a nord la Concattedrale di S. Pietro apostolo, a sud la Chiesa di San Carlo, ad ovest la Chiesa del Santissimo Crocefisso, ad est la Chiesa dei Servi. Se durante le passeggiate nelle vie del centro doveste capitare in Via IV Novembre 12, potrete osservare in prima persona tale incrocio.

PALAZZO DUCALE 
Il Palazzo Ducale di Guastalla è il più importante monumento della città. L’edificio, che si affaccia su piazza Mazzini (piazza principale dove si erge la statua di Ferrante Gonzaga), con la dinastia dei Gonzaga fu sede di una vera e propria corte. Oggi Palazzo Ducale è polo museale ed espositivo che ospita anche un percorso dedicato alla Quadreria Maldotti, composto da circa cinquanta opere provenienti dalla storica Biblioteca Maldotti.

La BIBLIOTECA MALDOTTI è una delle più antiche e prestigiose istituzioni del territorio, nata per volontà del sacerdote guastallese Marco Antonio Maldotti, che nel suo testamento del 1791 lasciò alla città di Guastalla un patrimonio librario di quasi 5.000 volumi di svariate discipline: dalla filosofia alla matematica, dalla giurisprudenza alla geografia, all’astronomia, dalla patristica alla poesia. La Biblioteca ha sede da metà Ottocento in corso Garibaldi e offre agli studiosi la consultazione di importanti incunaboli, edizioni di pregio e archivi storici; il più noto e consultato tra questi è il Fondo Gonzaga che raccoglie documenti della famiglia che dominò Guastalla dal 1539 al 1746.

TEATRO RUGGERO RUGGERI
E’ il teatro comunale di Guastalla voluto dal Duca Ferrante III Gonzaga nel 1671. In seguito a vari lavori di ripristino affidati all’Architetto Antonio Paglia, l’inaugurazione ufficiale ebbe luogo nel novembre del 1814. Intitolato al grande attore Ruggero Ruggeri che più volte calcò il palcoscenico del teatro con memorabili interpretazioni, il teatro è uno dei 10 più antichi d’Italia, è attualmente funzionante ed ospita rappresentazioni di prosa, opera lirica, musica sinfonica e da camera, operetta, balletto, commedia dialettale, saggi e conferenze.

CONCATTEDRALE DI SAN PIETRO APOSTOLO
La realizzazione della Concattedrale di Guastalla prese avvio nel 1569 in base al progetto che Cesare Gonzaga aveva affidato a Francesco da Volterra. Consacrata nel 1575 dal cardinale Carlo Borromeo, cognato di Cesare Gonzaga, ospita frammenti di reliquie dei santi Pietro e Paolo. Nel corso del Settecento la chiesa cambiò il proprio aspetto, assumendo un’immagine più vicina a quella odierna e divenendo Cattedrale.

CHIESA DELLA SANTISSIMA ANNUNCIATA, O DEI SERVI
Una prima chiesa venne edificata dai Padri Serviti nel 1569: secondo la storiografia contemporanea il Volterra è stato autore della primitiva chiesa che aveva forme più ridotte rispetto a quella attuale. La chiesa è stata poi ricostruita nel 1600 su disegno dell'architetto guastallese Giovanni Antonio Filippi., fatta edificare dal padre servita Giulio Borromeo nel 1600, consacrata nel 1607. Danneggiata più volte, fu restaurata nel '700 su disegno dell'arch. Antonio Filippi. Lungo il lato nord della facciata svetta il campanile, mentre il lato sud termina con una balaustra in cemento. L'interno della chiesa è ripartito in tre navate, una maggiore e due minori con altari. Il presbiterio sopraelevato è concluso da un profondo coro nel quale è conservato il dipinto settecentesco L'Annunciazione, di Pietro Rotari, impreziosito da un ornato marmoreo di Ludovico Giudice. Nell'altare dei Fondatori dell'ordine Servita, nella parte settentrionale del transetto, la pala "I sette Santi Fondatori dell’Ordine Servita", del pittore bolognese Giuseppe Maria Crespi. Tra le altre opere custodite dentro la chiesa si segnalano La Madonna e i Santi di Giovan Battista Bolognini, un Santa Lucia attribuito a Cesare II Gonzaga e undici paliotti in scagliola del sacerdote carpigiano Giovanni Mazza. Restaurata nel Settecento, nel 1731 inizia la realizzazione del nuovo coro e nel 1733 viene ricostruita la cupola. Altri lavori di ristrutturazione vengono eseguiti nel 1949 e tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento.


SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLA PORTA

All'interno ospita, nel ciborio, l'immagine miracolosa della Vergine, opera di Damiano Padovani (dipinto del 1646), collocata un tempo sulla porta a sud della città e testimone di un miracolo tuttora vivo nel ricordo popolare. Il Santuario della Beata Vergine della Porta, raro esempio di stile barocco emiliano, trae la sua denominazione dalla presenza, in questo luogo, dell'antica porta di San Francesco. L'architetto reggiano Prospero Mattioli da avvio nel 1693 alla progettazione della chiesa su incarico del Duca Vincenzo Gonzaga. In quell'anno l'immagine della Madonna, dipinta nel 1646 da Damiano Padovani, inizia a manifestare prodigi e miracoli che spingono il Duca a segnare l'avvio del proprio governo con un'opera degna della tradizione architettonica della città. I lavori si protraggono fino al 1703 e solo sei anni dopo viene celebrata la consacrazione del Santuario la cui opera di completamento si protrae per quasi tutto il Settecento. Il grande altare con ciborio risale al 1702 ed è opera di Antonio Ferraboschi e Michele Costa. Nel 1703 il parmigiano Pietro Oliva realizza la balaustrata in marmo. L’altare di San Francesco Da Paola, eretto nel 1741 (braccio destro del transetto), è opera di Pietro Franzini. Le statue dei dodici profeti, opera di Giovanni Marini da Viadana, risalgono al 1786. Di interesse, all'interno, sono i Paliotti d'Altare in scagliola policroma del secolo XVII, la Pietà in cartapesta dipinta del secolo XVIII. Testimonianza dei miracoli è l'ampia raccolta degli ex-voto esposti nel museo annesso alla chiesa.
IL MIRACOLO - Il primo avvenne il 7 Febbraio 1693. La piccola immagine della Madonna fu dipinta attorno al 1646 (per altri addirittura nel 1624) dal guastallese Damiano Padovani dietro ordine di un sergente delle guardie, sul muro della porta di S. Francesco, alla destra per chi usciva. Il luogo era in realtà piuttosto infelice e divenne ben presto ricettacolo di immondizie e utilizzato quale latrina a cielo aperto da parte dei soldati. La sacra immagine ebbe poca fortuna, velata come fu in breve tempo di fuliggine prodotta dal fumo dei fuochi accesi dalle guardie nelle notti e pure durante tutto il giorno nei rigidi inverni. Tanto annerita che, non scorgendosene quasi più i tratti e i colori, negli anni se n’era pressoché perduta la memoria. Un tale Giambattista Zagni, che la ricordava bene per aver prestato servizio tempo addietro nel corpo di guardia alla stessa porta, portava di tanto in tanto un poco di contegno al luogo liberandolo dai rifiuti e cercando di pulire la pittura come meglio poteva. Dopo la totale demolizione delle mura ad opera delle truppe spagnole, restò al proprio posto soltanto la porta di S. Francesco, salvata forse proprio dalla propria eleganza architettonica che ne sconsigliò l’abbattimento. Divenuto lo Zagni vecchio e molto debole di vista, in una sera di un freddo inverno alla fine del Gennaio 1693, uscendo dalla città per proseguire verso la sua casa di Solarolo, complice problemi agli occhi e probabilmente il fondo ghiacciato, d’improvviso rovinò in un fosso molto profondo, forse lo stesso fossato che cingeva la città. Il poveretto ne riportò contusioni in varie parti del corpo. Le difficoltà con cui l’uomo sembrava riprendersi dall’infortunio lo angustiavano non poco, unitamente alla preoccupazione per le gravi mancanze nella vista. La mai sopita devozione per la Madonna dipinta sul muro della porta spinse l’anziano malato a comperare una candela e a chiedere all’amico Ruina, un ortolano che lavorava poco distante dalla porta di S. Francesco, di accenderla davanti alla Sacra Figura. Il desiderio fu realizzato e immediatamente lo Zagni non solo si rimise dai postumi dell’incidente, ma recuperò in ugual modo la vista. La notizia si diffuse in un baleno in città e nei paesi vicini; l’episodio ebbe risonanza amplificata dal verificarsi di altri miracoli nel volgere di brevissimo tempo. Lo stesso Ruina, che per compiacere l’amico infermo portò ed accese la candela al cospetto della Vergine dipinta sul muro, tornato sul posto colmo di emozione, chiese a sua volta la grazia alla Madonna per due suoi figli e ottenne la loro completa guarigione nello stesso giorno. Si racconta ancora che un uomo, Domenico Bertarelli nativo di Torricella nel mantovano, tanto storpio da non riuscire a reggersi sulle gambe e costretto a trascinarsi per terra con le ginocchia e le mani, domenica 8 Febbraio 1693, fu portato con una carretta nei pressi della porta di S. Francesco. La gente accorsa in venerazione era assiepata davanti all’immagine. L’uomo avanzò carponi strisciando verso la Madonna e dopo pochi minuti, tra l’indicibile stupore dei presenti, si rizzò in piedi e prese a camminare. Anselmo Bertoni di Mantova a seguito di febbri incessanti non era più in grado di reggersi in piedi. Fattosi portare a Guastalla, rimase in chiesa per più ore deciso a non uscire fino a quando Maria Santissima avesse accolto le sue preghiere. Provò a muoversi e vide che poteva camminare. Il clamore generato da questi prodigiosi accadimenti spinse gli organi religiosi ad intervenire e fu riunito uno speciale collegio tecnico di teologi e di medici presieduto dal Vicario Abbaziale. La commissione emise il seguente verdetto: “… essere la detta Immagine veramente miracolosa, e doversi però venerare e riverire con ispecial culto”. Lo stesso mese di Aprile 1693 vide la benedizione solenne dell’immagine di Maria. Per ospitare il sacro dipinto in modo definitivo e adeguato alla sua importanza, oltre che per accogliere degnamente i visitatori, la comunità guastallese, col concorso del Duca Vincenzo Gonzaga, stabilì di iniziare l’edificazione di una grande chiesa da dedicarsi alla miracolosa Madonna della Porta. La prima pietra fu posta dalla Duchessa Maria Vittoria, nel 1693 e iI santuario fu terminato nel 1701. Il sacro dipinto fu trasferito all’interno ed alloggiato ove si trova tuttora, dopo averlo asportato tagliando il muro della porta su cui era stato affrescato. Nel 1702, il 3 Settembre, durante l’assedio ed il bombardamento di Guastalla da parte di Francesi e Spagnoli contro le truppe Tedesche che occupavano la città, il popolo guastallese, radunato nel santuario, fece voto di eleggere due altari: uno al Santo Crocefisso, l’altro al santo ricorrente nel giorno della liberazione che avvenne il 10 Settembre (S. Nicola da Tolentino).

(tratto dal libro “Guastalla, città delle chiese, passato e presente delle chiese e degli oratori guastallesi”
di Daniele Daolio, 1998)

CHIESA SAN FRANCESCO
La venuta a Guastalla dei Padri Francescani Minori risale al 1571, allorché Cesare I Gonzaga li volle ospitare nel luogo in precedenza lasciato libero delle monache Agostiniane; così aveva preso avvio l’erezione del convento che sarebbe stato ultimato due anni più tardi. Era tuttavia il 1584 quando il nuovo Signore, Ferrante II, dispose che si innalzasse anche il campanile. Tra i benefattori vi furono Margherita d'Este, figlia del duca Alfonso III e moglie di Ferrante III Gonzaga, Margherita Gonzaga, terza moglie di Vespasiano I Gonzaga Colonna, signore di Sabbioneta, che nella chiesa fu sepolta nel 1618. L’interno presentava una navata unica con un’abside di grande dimensione. La facciata ha subito modifiche posteriori al 1765. Nel 1810 il convento venne chiuso e nel 1816 il chiostro è stato parzialmente abbattuto. La chiesa è stata riaperta al culto nel 1997 dopo anni di abbandono. Ha subito un ulteriore restauro terminato nel 2019.

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ORATORIO DI SAN GIORGIO
L’oratorio, di forme romaniche, è menzionato in una donazione di Berengario del 915. Numerose inondazioni dovute alla vicinanza al fiume Po danneggiarono l’edificio, che fu ristrutturato nel 1625 e riportato allo stile originario solo negli anni Sessanta del secolo scorso. La facciata è stata ricostruita seguendo le tracce dell’antico edificio modificato nel XVI secolo. La chiesa conserva ancora alcuni affreschi del periodo barocco. Degna di nota è la formella altomedievale dell’Agnus Dei, proveniente dagli scavi della vicina basilica di Pieve, inserita nell’altare. L’edificio risulta particolarmente suggestivo per le spesse mura e le massicce colonne in cotto che suddividono lo spazio in tre navate e lo isolano dal rumore esterno.

PIEVE DI GUASTALLA
È il più antico edificio religioso di Guastalla ed uno dei più antichi della provincia. Risalente a prima del secolo X, la Basilica è ora intitolata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Fu sede nel 1095 del Sinodo che vide la presenza del papa della 1° crociata, Urbano II, e nel 1096 di un Concilio con Pasquale II e Matilde di Canossa. Negli oltre mille anni della sua storia subì varie trasformazioni fino al 1931, quando fu apportato un restauro che la restituì all’attuale splendore. La Pieve di Guastalla è davvero bellissima.


APPUNTAMENTI IN PAESE
  • GEORGICA - APRILE
  • PIANTE E ANIMALI PERDUTI - QUARTO WEEKEND DI SETTEMBRE
  • FIERA DI SANTA CATERINA - QUARTO WEEKEND DI OTTOBRE
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IDEE PER ESCURSIONI E PASSEGGIATE: IL SENTIERO DELLA CROSTOLINA e LE VIE ALZAIE -  MAGGIORI INFORMAZIONI QUI

IDEA STREPITOSA: una delle Vie matildiche passa proprio di qui. Si tratta di percorsi che si snodano all'interno delle terre che hanno visto l'instancabile opera della Contessa. La VIA MATILDICA DEL VOLTO SANTO, un itinerario lungo 284 chilometri che può essere suddiviso in tre tratti storici. Il tratto che prende il nome di VIA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE unisce Mantova con Reggio Emilia passando per San Benedetto e Guastalla. 

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GUALTIERI

Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, si trova sulla sponda destra del Po, che ne segna il confine Nord con la Lombardia. Il nome Gualtieri ha origine nel VII secolo, quando il longobardo Gualtiero si trasferì in queste terre che presero il nome di Castrum Walterii. Il territorio era una zona paludosa e, già ai tempi dei romani, fu oggetto di opere di bonifica.
L’antico borgo si sviluppò intorno alla Chiesa di Sant’Andrea, nella zona in cui oggi si trova Piazza Nuova, ex Piazza Felice Cavallotti. Nel corso degli anni Gualtieri passa dall’essere proprietà del Vescovi di Parma, a comune libero, a feudo degli Sforza. Dal 1479 al 1860 fu feudo della famiglia d’Este di Ferrara. Dal 1560 al 1635 è stato marchesato della famiglia dei Bentivoglio, che contribuì al suo sviluppo culturale e urbanistico. Cornelio e suo figlio Ippolito iniziarono con grandi opere di bonifica; la più importante fu l’impianto idrovoro del Torrione (Botte Bentivoglio). Trasformarono così l’ambiente paludoso in una ricca “città nuova”, testimoniata dall’immensa Piazza Bentivoglio, realizzata dall’architetto Giovan Battista Aleotti (detto l’Argenta). Gualtieri è legata alla figura del pittore naif Antonio Ligabue che qui visse, tra follia e genialità, dal 1919 fino alla sua morte, nel 1965.

PALAZZO BENTIVOGLIO
Eretto tra il 1594 e il 1600 da Ippolito, che vi inglobò la "Casa Vecchia" del padre Cornelio, in origine l'edificio presentava da quattro facciate in cotto lunghe 90 metri, uguali a quelle visibili oggi. Negli angoli della pianta quadrangolare si innalzavano quattro torri. Nel 1751 il Palazzo fu acquistato dal Comune di Gualtieri che ne demolì metà, recuperando dei mattoni utilizzati per rinforzare gli argini del Po. Nel 1765 ci fu una disastrosa piena, così un'altra nel 1951. La distruzione dei porticati del cortile ha compromesso la stabilità del Teatro settecentesco di stile barocco (opera di G. B. Fattori, 1742-1790). Nel 1905 il vecchio teatro in legno fu distrutto da un incendio così fu sostituito con uno più moderno in ghisa. L'interno è a tre ordini di palchi e ha mantenuto una buona acustica. Al piano terra del palazzo si trova la Sala dei Falegnami, utilizzata in passato da artigiani del legno, ora adibita a spazio espositivo e sala conferenze. Al piano superiore troviamo Il Salone dei Giganti, la Sala dell'Eneide, la Sala di Icaro, la Sala di Giove e la Cappella Gentilizia. 
Palazzo Bentivoglio é sede di due importanti musei: il "Museo Documentario e Centro Studi Antonio Ligabue" e la "Donazione Umberto Tirelli-Trappetti". Il primo é stato istituito nel 1988, si trova nella Sala di Giove e raccoglie materiale bibliografico e iconografico del pittore, un autoritratto di recente acquisizione, fotografie, incisioni, stampe e sculture che celebrano la sua figura e dà la possibilità di visionare filmati originali sull'artista.
La Donazione Umberto Tirelli é visibile nella Sala di Icaro. Umberto Tirelli nacque a Gualtieri nel 1928, lavorò per la sartoria "Finzi", fornitrice di costumi della Scala di Milano, per la "SAFA" e poi creò la "Sartoria Tirelli", che ha servito clienti come Visconti, Truffaut, Strehler, De Filippo, Fellini, Bertolucci, Angelopulos, Pasolini, Valli, Callas, Zeffirelli, Palazzo Pitti, il Louvre. Alla sua morte lasciò al Comune più di 50 opere di artisti famosi in esposizione permanente: Balthus, Guttuso, Clerici, Mazzacurati.

COLLEGIATA DI SANTA MARIA DELLA NEVE
Sorse come cappella gentilizia già prima del 1585 e dal 1599 al 1600 furono realizzate la facciata e la pianta basilicale su disegno di G.C. Aleotti per opera dell'Ing. Vacca.  Il frontone, recante un bassorilievo della Madonna, Gesù Bambino e gli angeli, è a sua volta sovrastato da cinque acroteri, quattro laterali e uno centrale, aggiunti successivamente per risolvere un problema di statica. La navata ad aula terminante nell'altare rialzato ha sei cappelle laterali con sei pale d'altare. Tra queste la Cappella a sinistra presso il presbiterio, aggiunta nel 1660, dove si trova la pala l'Annunciazione del Bononi dipinta nel 1610. 

TORRE CIVICA
Alta 44 metri, si innalza incastonata tra i portici che, ininterrotti, ornano i tre lati della piazza. A pianta quadrangolare, è stata costruita tra il 1599 e il 1602 e ricostruita dopo il 1750. L'intera struttura è sorretta da un arco a tutto sesto che dà accesso a via Vittorio Emanuele II. 

VILLA TORELLO-MALASPINA-GUARIENTI
Nell'area in cui si trova la villa sono stati rinvenuti consistenti reperti di epoca romana.
Il nucleo originario è probabilmente identificabile con l'antico castello del vescovo di Parma, ricordato in un documento del 1388. Passò ai Torello nel XVI secolo. Passata dopo il 1835 ai Malaspina e poi ai Guarienti, attuali proprietari, subì un rifacimento nel 1840. Il progetto del giardino, stilato secondo i canoni romantici, rappresenta uno dei più interessanti esempi progettuali di giardino pittoresco all'inglese nel reggiano. Per gentile concessione della famiglia Guarienti in estate si tiene nel giardino un importante concerto.

CHIESA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
La costruzione di questa chiesa fu affidata alla direzione dell'ing. Vacca agli inizi del XVII secolo. La sua posizione, perfettamente in asse con Villa Torello-Malaspina-Guarienti, mira a istituire una relazione visiva tra i due edifici. La chiesa servì per le funzioni religiose della Confraternita sorta a Gualtieri già nel 1547. Un tempo era denominata Casa dello Scolaro, in quanto nella costruzione a fianco vi furono le scuole rette dalla Confraternita. L'oratorio era costituito da un'unica area rettangolare a cui fu aggiunta l'abside nel 1634, coperta da un soffitto piano a doghe di legno pregevolmente dipinto, nel quale è raffigurata l'Assunzione della Vergine sorretta da angeli inserito in uno sfondato architettonico con colonne ioniche, contornate da una balaustra e da una fastosa decorazione. L'attuale aspetto interno della chiesa deriva probabilmente dai lavori compiuti in seguito all'ampliamento delle cappelle laterali, nel 1791.

OSPEDALE FELICE CARRI
L'ospedale, oggi casa protetta per anziani, è intitolato al benefattore Felice Carri, che ne progettò l'istituzione nel 1781. Sorse in un'area già destinata a Convento dell'ordine Francescano Minore Osservante, detto degli "Zoccolanti". L'insediamento dei frati, fortemente voluto da Ippolito Bentivoglio, avvenne nel 1616, non appena completata la costruzione della prima ala del convento, oggi occupata dalla casa protetta. Ma la fondazione ufficiale del convento è datata 1512, parallelamente all'erezione della collegiata. Il convento fu soppresso per ordine ducale nel 1786, passando alla Confraternita della Concezione, il cui priore era il gualtierese colonnello Felice Carri, che scorporò il convento dalla chiesa e lo acquistò, trasformandolo a proprie spese in ospedale. Qui morì, nel 1965, dopo avervi passato gli ultimi anni in malattia, l'artista Antonio Ligabue.

CHIESA DI SANT'ANDREA
Eretta nel IX sec. come semplice cappella, nel XII divenne chiesa parrocchiale. Nel 1547 sorse la Confraternita della Concezione, quasi immediatamente trasferita nel nuovo oratorio. Cornelio Bentivoglio (eletto qui dal popolo gualtierese a nuovo signore) fece erigere il campanile e restaurò il complesso. Ippolito Bentivoglio decretò l'elezione a parrocchia della vicina Chiesa di S. Maria della Neve, affidando nel 1612 la chiesa di S.Andrea ai frati francescani, che la ricostruirono completamente tra il 1713 e il 1738. Questi restauri trasformarono l'edificio originario gotico, di pianta basilicale, nell'odierno tempio a pianta centrale. La pianta è ottagonale e la struttura planimetrica riprende la forma della croce su cui fu martirizzato il santo a cui è dedicata la Chiesa. Nel 1765 furono rifatti il coro e il presbiterio, pregevole e molto profondo, con l'altare maggiore e la balaustra in stucco, opera di decoratori di Casalgrande; nel 1916 fu rifatta la pavimentazione. L'esterno presenta una facciata semplice con frontone mistilineo. Quasi tutte le opere custodite all'interno risalgono al XVIII secolo, eccetto la statua della Madonna di Loreto (del XV°) ed una tela raffigurante Sant'Ignazio di Loyola e S.Filippo Neri in adorazione della Croce (metà XVII°).
Si trova qui, senza alcun segno di riconoscimento, la tomba di fra Ludovico Grossi, detto il Viadana, fondatore della musica sacra moderna, che vi venne sepolto nel 1627 dopo aver passato i suoi ultimi anni nell'annesso convento.

POZZO DI PIAZZA NUOVA
Il Comune fece erigere un pozzo pubblico, completato intorno al 1776, e realizzato su progetto di Giovan Battista Fattori in forma di elegante tempietto rinascimentale, al centro di piazza Nuova. La base del pozzo è quadrangolare e ad ogni angolo sono presenti due colonne; sopra il cornicione da esse sostenuto si innalza armoniosa una cuspide. Dopo aver subito una parziale demolizione intorno agli anni '50 che ne lasciò in piedi solamente il tronco è stato recentemente recuperato alla sua forma originaria.

BONIFICA BENTIVOGLIO
Molti avvenimenti caratterizzarono il sorgere delle prime opere di bonifica a Gualtieri. Un progetto di bonifica si delineò già agli inizi del '500 grazie a Pellegrino De Micheli, fattore di Ferrante Gonzaga, che progettò una serie di interventi di base, ripresi ed attuati in seguito da Cornelio Bentivoglio il quale, grazie a potenti appoggi personali ed a grandi capacità diplomatiche, riuscì a coinvolgere i duchi di Ferrara, di Mantova e di Parma, oltre ai principati di Guastalla, Novellara e Correggio e alle comunità confinanti. La Bonifica fu collaudata nel 1585 da Cornelio. 

PALAZZO GREPPI
Nella frazione di Santa Vittoria si trova questo grande complesso edificato tra il 1770 e il 1775 (il giardino e le costruzioni annesse vennero ultimati nel 1783) dalla famiglia dei Conti Greppi di Milano. Risulta evidente la posizione centrale che il Palazzo occupa rispetto all'abitato. Costruito da tre corpi principali il modello architettonico rammenta, all'apparenza, quello delle grandi ville venete; ma l'originalità di Palazzo Greppi è costituita dall'accostamento delle funzioni produttive legate alla campagna con le caratteristiche della residenza signorile, il che lo avvicina al modello delle corti chiuse delle cascine lombarde e piemontesi.

CHIESA DI SANTA VITTORIA
Sorge prospiciente a Palazzo Greppi. Fu riedificata come è attualmente insieme al campanile nel 1683, sulle rovine della primitiva costruzione della fine del 1500, voluta prima da Cornelio, poi da Ippolito Bentivoglio a conclusione delle opere di bonifica sul territorio. La chiesa è dedicata a Santa Vittoria, martirizzata nel 253 e omonima della moglie di Ippolito. La semplicità dell'esterno rispecchia l'interno sobrio, in stile rinascimentale, a navata centrale con a lato sei altari. Entrando, a destra si trova la cappella dedicata alla santa, con altare in marmo. Santa Vittoria è riprodotta a metà busto, in legno decorato con oro e argento, in stile barocco; alla base della scultura una teca di vetro custodisce la reliquia della santa, dono del Cardinale Vicario di Roma all'Arcidiacono di Guastalla (1647). Il campanile, staccato dalla chiesa, è a pianta quadrata e fu costruito nel 1722, dopo l'abbattimento del preesistente, reso pericolante dall'alluvione del 1705. La sagrestia data al 1720, il coro al 1741. In seguito ad altre alluvioni e soprattutto al terremoto del 1832, la chiesa fu nuovamente modificata. L'alluvione del 1951 causò il crollo della navata e la perdita di molti arredi.

PONTE PORTINE
Questo ponte risalente alla seconda metà del '700 si trova a S. Vittoria, sul torrente Crostolo, ed è il più antico della zona. E' in mattoni cotti, a tre fornici. Il nome deriva probabilmente dalle "paratoie" che poste perpendicolari al corso del Torrente ne alzavano il livello dell'acqua, essenziale per il funzionamento del molino, sito nelle vicinanze. Il ponte costituiva una posizione strategica: un tempo vi passava l'antica via Domorum de Boscho e consentiva il transito dalla pianura alla collina e viceversa.

IDEE IN BICICLETTA

GOLENA DI GUALTIERI
La golena di Gualtieri offre occasioni rilevanti dal punto di vista naturalistico nelle diverse stagioni dell’anno. Il territorio racchiuso tra l’argine maestro e l’alveo del Po è molto complesso e diversificato, comprende sia aspetti naturalistici, che antropologici. Fino a non molto tempo fa il Po e la sua golena erano molto frequentati; in questi boschi lavoravano e vivevano diverse persone (pescatori, molinari del Po, agricoltori, traghettatori, lavandaie, braccianti nelle cave), tra cui anche il famoso pittore e scultore Antonio Ligabue in alcuni dei momenti più drammatici della sua vita. La Golena di Gualtieri si distingue in golena chiusa e golena aperta, separate da un argine detto golenale di circa 1 m più basso del Maestro. La parte chiusa stretta tra i due argini è caratterizzata da coltivazioni agricole, su cui esistono alcune case coloniche e un borgo settecentesco, un tempo abitato dai “Sabiaroli”. In questa zona è situata un’area naturalistica protetta ricavata in una vecchia cava di argilla detta “I Caldarèn”. La parte aperta, verso il fiume è occupata da grandi estensioni di boschi di pioppo spesso interrotti da macchie costituite da essenze autoctone, laghi formati in cave abbandonate, bugni e lanche in cui vivono e si riproducono diverse specie faunistiche e vegetali. Percorrendo la pista ciclabile che unisce Gualtieri a Boretto e a Guastalla, si posso ammirare emozionanti luoghi naturali, come l’Isola degli Internati, il Lago azzurro, i Caldarèn, la via Alzaia, la cava del Piattello e dalla golena si gusta il bellissimo profilo delle torri e del palazzo di Gualtieri che spuntano dall’argine maestro: un affascinante paesaggio dove dialogano natura e architettura. Il lungo Viale Po fiancheggiato da pioppi cipressini, collega direttamente il centro di Gualtieri alla riva destra del Po.

La Fogarina è una varietà di vitigno autoctona di Gualtieri e zone limitrofe del Reggiano, che fino ai primi del Novecento era coltivata assai intensivamente e di cui oggi si sta tentando il rilancio e il riconoscimento ministeriale.

APPUNTAMENTI IN PAESE
  • Festa del Pozzo: terzo weekend di giugno
  • Viaggio a Gualtieri: settembre
  • Sagra di Ottobre: terza domenica di ottobre
ALTRE INFORMAZIONI E IMMAGINI QUI

BORETTO
Boretto è un comune italiano nella provincia di Reggio Emilia, è situato nella pianura padana e si estende lungo la riva destra del Po. Il territorio comunale confina a nord con i comuni mantovani di Viadana e Pomponesco, ad est con Gualtieri, a sud con Poviglio e ad ovest con Brescello. Boretto fa parte dell'area geografica denominata Bassa padana. Le origini preistoriche del paese sono incerte: probabilmente prese vita dagli antichi insediamenti terramaricoli della Ravisa di San Genesio e soprattutto dalla Motta Ballestri, tra Poviglio e Brescello. Certe le origini romane: costituiva la periferia dell’antico Brixillum, come attestato da numerosi reperti archeologici. Boretto compare con una propria denominazione a partire dall'855 coi toponimi di Beruptum, Boruptum e Bisruptum, tutti indicanti le frequenti rotture degli argini di Po. Ma l’etimo originario potrebbe essere Poreptum (Po retto), per la configurazione rettilinea che il Po presentava in questo suo particolare tratto. Nel 1305, in seguito ad una permuta fatta da Azzo d'Este passò con Gualtieri sotto il dominio dei vescovi di Parma. Passò poi sotto i Visconti e nel 1409, assieme a Brescello, fu occupata dai Veneziani che la tennero fino al 1479. Boretto subì occupazioni e devastazioni nel 1512 da parte delle milizie pontificie e nel 1551 da parte delle soldatesche spagnole. Nel 1755, per l’alto grado di benessere raggiunto che lo rendeva numericamente ed economicamente superiore alla stessa Brescello, dietro esborso di 2.000 zecchini di Firenze, ottenne dal duca di Modena l’autonomia comunale; nonostante l’alto costo del decreto ducale, cinque anni dopo Boretto decise di riunirsi a Brescello. Eccettuati gli anni della dominazione napoleonica, Boretto rimase con Brescello e Lentigione sotto la signoria estense fino al 1859, anno in cui ottiene definitiva emancipazione con decreto del dittatore Farini. 

CHIESA DI SAN MARCO - La prima chiesa di Boretto risale probabilmente al XI secolo ed è stata dedicata a San Marco nel 1230. Riedificata nel 1722, nel 1988 crollò la cupola, ripristinata nel 1995.


MUSEO DEL PO - Museo del Po e della navigazione interna e del Governo delle Acque, presso il Porto Turistico fluviale. Al suo interno si espongono le imbarcazioni fluviali e materiali della navigazione interna. Il giacimento archeologico industriale da cui è costituito documenta la storia della navigazione fluviale in Emilia-Romagna, della cantieristica, delle bonifiche e del governo delle acque.

MUSEO MULTIMEDIALE DELLA BONIFICA - per informazioni LINK

CASA DEI PONTIERI-MUSEO GIALDINI - Situata nelle strutture collaterali del vecchio ponte in chiatte, distrutto nel 1967, che collegava Boretto a Viadana. All'interno della Casa si trova una raccolta di immagini significative realizzata dal figlio dell’ultimo capopontiere che ha inoltre ricostruito il Ponte in una scala di 1:10. 

CASA MUSEO BELVEDERE - Una raccolta delle opere del pittore e scrittore Pietro Ghizzardi (1906-1986) nonché l'abitazione dell'artista, le cui opere sono esposte inoltre nei musei: Museo Nazionale NaÏfs di Luzzara, Museo del Castello Laval di Parigi, Museo di Montecatini Terme, Museo di Modena, Museo Art NaÏf de l'Il de France. 

A Boretto sono state girate alcune scene dei film della saga di Don Camillo e Peppone.  Inoltre sono state girate una serie di scene sulle rive del fiume Po per il film Ossessione di Luchino Visconti. 

Nel territorio di Boretto si coltiva una particolare specie di cipolla conosciuta proprio come borettana. 

Boretto ha una propria stazione lungo la linea locale Parma-Suzzara. Anticamente, esisteva una vecchia linea ferrata che collegava Boretto a Reggio Emilia chiamata appunto Ferrovia Reggio Emilia-Boretto, ora soppressa dal 1955 e quasi completamente cancellata nei suoi lineari percorsi, ma ancora in alcuni punti è possibile riconoscere i suoi antichi tragitti, in modo particolare nei pressi del cimitero comunale e nel casello ferroviario nei pressi del ponte pescatori sul canale di bonifica. 

Presso la frazione San Rocco esiste un porto sul Po, collegato con la Cispadana mediante la Bretella del porto. Attiguo al centro del paese e direttamente collegato ad esso tramite una scalinata che dalla piazza e Basilica San Marco, si trova il "Lido Po", centro e porto turistico utilizzato da diportisti e pescatori, molto presenti nel territorio in modo principale nel canale di bonifica ove hanno trovato posto piattaforme adibite alla pesca, si trova un famoso locale da ballo estivo, un ristorante pizzeria e una imbarcazione "Stradivari" adibita a Ristorante, oltre ad una imbarcazione comunale ex Amico del Po, ora chiamata Padus, utilizzata per escursioni e piccole vite sul fiume.

Dal porto di Boretto le motonavi solcano il fiume per assaporare il paesaggio e il profilo dei centri storici che vi si allineano. I periodi migliori per le crociere e per la navigazione sono sicuramente la primavera e settembre, abbinando alla navigazione le visite guidate alle “piccole capitali del Po”.


APPUNTAMENTI IN PAESE
  • Fiera di Primavera: dal 25 aprile al 1 maggio
  • Gran Premio Motonautico Internazionale: prima metà di giugno
  • PiroPo: seconda metà di giugno, spettacolo piromusicale con magie di fuoco sul Grande Fiume.
  • Fiera di Settembre: primo weekend di settembre

ALTRE INFORMAZIONI UTILI SU BORETTO QUI


Per chi ama la bicicletta c’è la “pista ciclabile naturalistica della sponda di Po” che percorre l’intero territorio “rivierasco” del Comune di Boretto, interconnettendo il territorio del Comune di Gualtieri a quello di Brescello.


IDEE IN BICICLETTA INTORNO A BORETTO QUI

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