La deliziosa chiesa di Santa Maria in Valverde non si trova più sulla strada che conduce a Pegognaga partendo da San Benedetto Po. A causa delle vicissitudini nel tempo è divenuta una chiesetta di campagna e risulta leggermente isolata. Consiglio sicuramente una visita, perché è molto suggestiva e offre uno spaccato della vita religiosa delle genti del Po. Inoltre è adorabile, immersa nel silenzio e facilmente raggiungibile attraverso delle strade di campagna. I proprietari sono persone eccezionali, che si stanno dedicando a recuperare la bellezza di questo luogo pieno di spiritualità. Servono trenta minuti per andare da San benedetto alla chiesa di Santa Maria in Valverde e altrettanti per tornare indietro e riprendere il cammino verso Pegognaga. Il viaggiatore che vuole gustarsi tutto lo spettacolo potrà scegliere di fermarsi un giorno intero a San Benedetto, per vedere anche questo piccolo gioiello.
Il toponimo deriverebbe secondo alcuni dal latino Pecunius, nome di un patrizio romano il quale nel I secolo d.C. avrebbe fondato qui un piccolo villaggio agricolo. Secondo un'altra interpretazione esso sarebbe invece da collegare al termine pecunia, che in latino significa denaro, ricchezza, in riferimento alle terre del luogo in grado di offrire raccolti redditizi. Nel periodo compreso tra il I e il IV secolo d.C. il centro assunse il nome di Flexum. Con l'inizio delle invasioni barbariche venne distrutto e abbandonato, scomparendo dalla storia per lungo tempo. Nell'820 cominciarono a registrarsi nuovi insediamenti e nell'877 comparve la corte Pigugnaria, denominazione che andrà gradualmente modificandosi nei secoli sino a divenire l'attuale Pegognaga. All'inizio dell'XI secolo essa passò sotto il dominio di Matilde di Canossa. Successivamente la comunità entrò a far parte dei possedimenti del Comune di Gonzaga. I principali insediamenti agricoli, una decina di corti sparse, tuttora esistenti, sono databili a partire dal 1500, mentre solo nel 1907 terminò la millenaria opera di bonifica che trasformò il terreno paludoso in uno dei più fertili della Val Padana. Il Comune di Pegognaga venne istituito con Regio Decreto il 5 novembre 1876.
LA CHIESA DI SAN LORENZO
La Pieve è citata in un documento del re longobardo Luitprando (712-744), con il quale il sovrano concede agli abitanti della pieve di San Lorenzo i diritti di caccia e pesca nell’adiacente foresta di Flesso. La tradizione vuole che la chiesa sia stata ricostruita dalla contessa Matilde di Canossa nel 1082: la data non è certa e nemmeno documentata, ha suscitato anzi diverse discussioni, poiché corrisponde al periodo della lotta per le investiture, durante il quale gli scismatici avevano assediato i castelli della contessa e occupato i suoi possedimenti nel basso mantovano. La pianta è a forma basilicale con tre navate, terminanti con tre absidi ricurve e transetto non sporgente rispetto alle navate laterali. La scansione delle navate è determinata da due file di robuste colonne. Fu riedificata nella prima metà del Novecento e funge da Famedio per i caduti della Grande Guerra.
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Il Civico Museo Archeologico, istituito nel 1977 per custodire i circa 750 reperti provenienti dall’area di San Lorenzo di Pegognaga, fa parte del Centro culturale “Livia Bottardi Milani”. Nella sala espositiva è visibile la Collezione “Bonatti Nizzoli”. I reperti, tutti databili all’età romana, provengono dall’area archeologica nei pressi della pieve matildica di San Lorenzo e testimoniano l’esistenza di un piccolo vicus rurale sorto sulle sponde dell’antico corso del fiume Po. Manufatti in ceramica, vetro, bronzo, osso permettono di ricostruire, con l’aiuto dei pannelli esplicativi, la vita quotidiana dell’abitato romano e di capire il rilevante peso delle attività commerciali legate alla navigazione fluviale. L’importanza del grande fiume è documentata anche dal capitello con dedica al Padre Po che rappresenta uno dei reperti più noti della collezione. Si possono inoltre ammirare iscrizioni, ceramiche, monete, vetri, gemme e una statuetta bronzea raffigurante Zeus.
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VILLA ANGELI
L’edificio stimato dei primi anni del 1500, ha subito numerosi rimaneggiamenti ad opera dei vari proprietari, tra i quali Giovanni Gonzaga nel 1700 a cui si deve la connotazione architettonica attuale, passando da tipica corte rurale a villa signorile
Nei pressi di PALIDANO si trovano alcune aree naturali:
- i LAGHI PASCOLETTO, raggiungibili da Gonzaga tramite un percorso ciclabile (detto Ciclabile del Pascoletto) che in parte costeggia il canale di bonifica, in un paesaggio di interesse naturalistico. INFORMAZIONI QUI
- Laghi Margonara INFORMAZIONI QUI
- Loghino Po vecchio
- Bosco di VILLA STROZZI. La villa fu costruita in località Palidano dalla famiglia Strozzi, originaria di Firenze tra 1630 e 1700. Fu ristrutturata e sopraelevata dopo la metà del XVII secolo, grazie principalmente al marchese Luigi che, attraverso acquisti, permute e affrancazioni ne accrebbe notevolmente il patrimonio. ALTRE INFORMAZIONI QUI
ALTRI EVENTI
- Mercatino dell'antiquariato (giorni festivi e quarte domeniche dei mesi con cinque settimane) che si svolge nelle vie e piazze del centro storico di Gonzaga. Vi sono anche due edizioni straordinarie che si svolgono nel quartiere fieristico di Fiera Millenaria. È ritenuto uno dei mercatini dell'antiquariato più importanti d'Italia per qualità e numero di espositori.
- Festival di fotografia Diecixdieci (fine settembre): festival di fotografia contemporanea; le mostre e le letture portfolio si tengono in varie sedi del centro cittadino
- Festa della polenta (ottobre): la manifestazione si tiene in Piazza Matteotti
Ogni mercoledì mattina si svolge il mercato cittadino in piazza Matteotti.
Eventi nelle frazioni
- Féra dla Pèpa dal Magnan (Palidano, ultima settimana di agosto)
Gonzaga è servita dalla linea ferroviaria Mantova-Modena con la stazione di GONZAGA/REGGIOLO.
Reggiolo è un comune italiano della provincia di Reggio Emilia che si trova in pianura Padana, al confine con l'Oltrepò mantovano. Estese tra il comune di Reggiolo e di Novellara vi sono Le Valli di Novellara e Reggiolo, dette Valli: già paludi nei secoli andati, oggi bonificate e rese Area di Riequilibrio Ecologico, rappresentano delle casse d'espansione del Cavo Fiuma e un tempo erano utilizzate per la coltivazione estensiva della canapa. Il toponimo «Razolo» potrebbe derivare dal luogo emerso da piaghe paludose, ricoperte di «razze», ossia macchie spinose. Secondo un'altra ipotesi il nome poteva essere legato alle origini del borgo, incentivate dal comune di Reggio, che ne incrementò la popolazione e lo dotò di una rocca e altre torri di difesa. In un atto d’acquisto del 14 maggio 1044 da parte di Beatrice, madre di Matilde di Canossa, per la prima volta si parla della corte Razolo. Di recente si è supposto che Razolo abbia possibile derivazione dal latino "radius" (raggio), intendendone la distribuzione a raggera dell'abitato; o anche una forma di trasposizione del dialettale "ràsolo" (piantina di vite nei primi anni), come farebbe pensare in vari documenti il toponimo scritto "raçolo". Zona percorsa da vari corsi d’acqua pescosi e ricca di minuto traffico fluviale, aveva un importante porto-traghetto: il Trifoso. Dai primi documenti si rileva che il Porto, la Corte e le Pescaie erano tre distinte realtà nel territorio circostante, individuate negli ultimi studi. La Corte fu ceduta al monastero di Frassinoro nel 1071, mentre le Pescaie vennero nel 1099 donate al monastero di Brescello. Del Porto si persero invece le tracce, anche se è probabile che fosse in seguito denominato "Vadum Azari", ossia transito fluviale di pertinenza della famiglia dei Da Palude. A Reggiolo non si poteva giungere se non per via d'acqua, anche se nel 1142 fu tracciata una strada (detta "vecia" un secolo dopo) diretta dalla città di Reggio fino al paese. Era necessario superare con ponte o traghetto il corso della Parmesana a sud di Razolo. Da secoli possesso dell'Episcopato di Reggio, la zona comprendente l'ampio territorio dall'isola di Suzzara fino a Quistello, venne via via terreno di conquista da parte dei confinanti Mantovani e i Reggiani contrattarono con Mantova una gestione comune nella Regona (Pegognaga, Gonzaga, Bondeno di Roncore e Bondeno d'Arduino) nel dicembre 1184. I trattato rimasse in vigore per 20 anni. Alla scadenza però ripresero le ostilità e si dovette giungere ad una tregua. Fu scavato il Cavo della Tagliata da Guastalla alla Molea e si organizzarono le prime essenziali opere di bonifica. Venne fortificato il castello per timore delle minacce dei mantovani che, però, nel 1223 distrussero Reggiolo. La Tregua del 1225 resistette fino al 1257 e, nel 1242, si eresse la torre nuova più a nord di quella atterrata nel 1223: il Mastio attuale della Rocca (alto allora 16 m). Alcuni anni dopo si circondò la torre-mastio di una cortina muraria, più bassa dell'attuale (8 m). Altre 4 torri furono costruite nei pressi, più a sud. I Sessi di Rolo con i loro sostenitori di Reggio, entrarono tuttavia in Reggiolo per forza d’arme nel 1265, per poi venderlo per 3.000 lire reggiane ai cremonesi. Tre anni dopo questi ultimi dovettero rendere l’incauto acquisto, recuperando comunque i soldi spesi. Successivamente la rocca di Reggiolo venne rafforzata nel mastio centrale, portata all'altezza attuale (m. 34). Nel 1304 Azzo VIII d'Este, podestà temporaneo di Reggio, cedette il paese a due cittadini reggiani, ma solo due anni dopo subentrarono i Bonacolsi, signori di Mantova, spalleggiati dai veronesi loro alleati. Malgrado le rimostranze di Reggio, che ricorse persino all'Imperatore Enrico VII che era sceso in Italia, Reggiolo resterà dei Gonzaga fino al 1630. Apparterrà fino al 1746-48 al piccolo Ducato di Guastalla, per essere poi integrato nel Ducato di Parma e Piacenza, a seguito del Trattato di Aquisgrana, e restarvi fino al 1802, quando Napoleone Bonaparte cedette il ducato Guastallese con Reggiolo e Luzzara al comune di Reggio Emilia. Nel 1815, dopo la Restaurazione, Reggiolo ritornò ancora sotto a Parma, per essere poi annesso al Ducato Estense nel 1848. Durante il periodo parmense, nel 1827 Reggiolo ebbe in titolarità la sua Rocca, cedutagli dalla vedova di Napoleone, Maria Luigia d'Austria. Con il processo dell’Unità d’Italia, Reggiolo passò nel 1859 con plebiscito al Regno di Sardegna e quindi definitivamente sotto la provincia di Reggio Emilia.
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