SE... FANTASY: MILANO (seconda parte)

SE CONTARDO AVESSE DECISO DI ARRIVARE FINO A MILANO, LUNGO IL PERCORSO AVREBBE AVUTO L'OCCASIONE DI VISITARE NUMEROSI  LUOGHI DI CULTO E DI DEVOZIONE, SITUATI NEI DINTORNI, DI GRANDE IMPORTANZA STORICA.  NE CITIAMO QUI QUALCUNO, LOCALIZZATO  NELLA PARTE SUD-EST DELL'ABITATO, PER DISEGNARE, ALMENO IN PARTE, IL PANORAMA RELIGIOSO DELLA ZONA.

VIBOLDONE
Fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati*, un ordine religioso formato da monaci, monache e laici che, attorno all'attuale chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro, in particolare fabbricando panni di lana e coltivando i campi con sistemi di lavorazione assolutamente innovativi. Dopo la soppressione degli Umiliati ad opera di Carlo Borromeo, l'abbazia passò ai Benedettini Olivetani, successivamente soppressi dal governo austriaco e costretti ad abbandonare l'abbazia. Nel 1940 il cardinale Ildefonso Schuster, dopo anni di abbandono, ha offerto l'abbazia a una comunità di religiose guidata da Margherita Marchi, separatasi dalla congregazione delle Benedettine di Priscilla. Il monastero sui iuris delle benedettine di Viboldone fu canonicamente eretto il 1º maggio 1941: le monache si dedicano alla produzione di confetture e, dal 1945, svolgono un'importante attività di editoria religiosa e teologica, oltre agli impegni di natura più strettamente monastica. Nel 1965 Paolo VI ordinò che vi fosse trasferito l'abate di Montserrat, Aureli Maria Escare, per sottrarlo alla persecuzione franchista. Originale è il campanile, a cono cestile, che si innalza sopra il tiburio della chiesa, secondo la tradizione cisterciense. Esso richiama l'impianto cromatico e decorativo della facciata. La chiesa accoglie numerosi e celebri affreschi, opere di Scuola giottesca. La Madonna in Maestà e Santi del 1349, il Giudizio Universale di Giusto de' Menabuoi, che potrebbe risalire ad anni subito precedenti il 1370. Al primo piano della palazzina c'è la Sala della Musica, singolare testimonianza iconografica degli strumenti musicali in uso a Milano tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Gli affreschi in essa conservati rendono l'immagine di un portico, dove lesene scanalate ripartiscono dodici finestre che contengono ogni sorta di strumenti musicali a monocromo di terra rossa con ombreggiature nere e ombre di color ocra su fondo bianco. Gli strumenti, dipinti a grandezza reale, sono disposti a coppie incrociate secondo uno schema a trofeo che evidenzia la centralità dell'immagine, la simmetria e l'assenza di gravità tipica delle grottesche. Nulla o quasi resta dell'antico monastero.

ABAZIA DI CHIARAVALLE
Bernardo di Chiaravalle ne portò avanti la costruzione a cinque chilometri da Porta Romana, in una zona paludosa, bonificata dai monaci. Le prime costruzioni realizzate dai religiosi furono provvisorie, e solo tra il 1150 e il 1160 venne incominciata la costruzione della chiesa attuale, che poi si protrasse per circa settant'anni, fino al 1221. Secondo la tradizione, il formaggio grana nacque nel 1135 nell'abbazia di Chiaravalle; l'identificazione di questa abbazia come luogo di nascita del progenitore del Grana Padano non è, tuttavia, certa, infatti nella pianura Padana era presente una struttura omonima, collocata tra Fidenza e Piacenza. Il 2 maggio 1221 la chiesa fu consacrata e dedicata a Santa Maria.

MIRASOLE
Risalente allaprima metà del XIII secolo, Mirasole era una delle cascine-abbazie tenute dall'ordine degli Umiliati*, che si dedicavano alla coltivazione dei campi e alla fabbricazione di panni di lana con sistemi innovativi per l'epoca: Mirasole possedeva le uniche macchine del circondario che rendevano possibile la trasformazione della lana in feltro. La chiesa di Santa Maria Assunta, cuore religioso dell'Abbazia, fu costruita tra la fine del 1300; più antico è il campanile, risalente al XIII secolo. L'ordine fu soppresso nel 1571 e l'abbazia fu officiata dagli Olivetani. Nel 1797, l'intera struttura dell'Abbazia venne assegnata da Napoleone in proprietà alla Fondazione Policlinico di Milano che, anche sotto l'impulso dell'Associazione per l'Abbazia di Mirasole, costituitasi nel 1981, ne curò i restauri e affidò il complesso monastico in comodato gratuito per 99 anni all'ordine dei Canonici regolari premostratensi**. Nel mese di luglio 2015 i canonici presenti nell'Abbazia comunicarono alla Fondazione Policlinico di Milano il recesso dal contratto di comodato a seguito della riduzione del loro numero da 12 a 5. Il complesso si articola intorno ad una corte, con l'ingresso sormontato da una torre duecentesca, il chiostro primo quattrocentesco.


*Gli Umiliati furono un ordine sacerdotale che ebbe origine da un profondo desiderio di rinnovamento spirituale e morale e da un forte desiderio di ritorno a un Cristianesimo incorrotto. Le loro comunità erano formate da intere famiglie che si dedicavano alla lavorazione della lana. Quando papa Innocenzo III li riconobbe ufficialmente come ordine, essi si suddivisero in tre "classi": la prima, formata da frati e suore, la seconda da laici e la terza da coloro che, pur seguendo i principi degli Umiliati, vivevano con le proprie famiglie. Il loro credo: lavorare per assolvere a un dovere morale da perseguire con dedizione, in totale silenzio con le sole pause per i pasti e per le preghiere. Negli insediamenti degli Umiliati, la collocazione degli edifici ruota attorno alla corte agricola: chiesa, chiostro, abitazioni, luoghi di lavoro costituiscono un tutt'uno. Una specie di monastero-cascina, con ingresso fortificato come il Castello di Carpiano. Questo schema a Mirasole è rimasto ben visibile ancora oggi. L'ordine fu soppresso nel 1571.


**La vita dell'Ordine Premostratense si organizza intorno a comunità, detti priorati, i quali, una volta raggiunto un certo numero di fratelli e un'autonomia economica e trovato una casa stabile, potevano diventare abbazie autonome. L'intenzione dei Premostratensi che hanno abitato nell'abbazia di Mirasole era di «aprire quotidianamente il complesso, sia come luogo di accoglienza spirituale, sia come meta turistica e culturale». Il contratto prevedeva che fossero i canonici, dal momento del loro ingresso, a occuparsi della manutenzione dell'edificio e a sostenerne le spese e in effetti, durante la breve permanenza (tre anni circa, fino al 2016) vi avrebbero speso (secondo i media) un milione di euro per riadattare l'edificio ma dovettero abbandonarlo per mancanza di vocazioni.

MONLUÈ
Di origini antichissime, era detto Mons luparium (monte dei lupi). Ha ospitato dal XIII al XVI secolo un monastero, gestito dalla confraternita degli Umiliati*. Successivamente trasformato in una cascina agricola. Il complesso venne fondato nel 1267 e, con lo scioglimento dell'ordine il borgo passò per diverse proprietà, fino a entrare a far parte (inizi del XX secolo) del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio. Il progetto di riqualificazione con la finalità di restaurare il complesso per restituirlo al territorio e alla cittadinanza quale luogo condiviso e aperto a tutti dovrebbe essere partito dalla primavera 2023.

💥CITO ANCHE QUESTA, ANCHE SE SI TROVA TROPPO A NORD RISPETTO AL POSSIBILE TRAGITTO DI CONTARDO, PER DARE UN'IDEA DELLO SCENARIO RELIGIOSO DEL MILANESE NEL XIII SECOLO.

CHIESA DI CONCOREZZO
Il nome di Concorezzo appare per la prima volta in un documento del 769 DC e dopo tale data ricorre sempre più spesso, anche se citato in modi differenti (Concoretio, Concoretzio e Cucuretio), in documenti privati e pubblici. Tra il secolo XI e XV diversi membri della famiglia dei Da Concorezzo ricoprirono importanti ruoli nella vita politica, culturale e commerciale della vicina Milano. Beato Rainaldo da Concorezzo, appartenente alla nobile famiglia dei Da Concorezzo, vissuto a cavallo tra il secolo XIII e XIV, arcivescovo di Ravenna, nella vicenda dei Templari si dimostrò uomo giusto e coraggioso, pur subendo grandi pressioni da parte dei potenti del tempo che spingevano per un verdetto di condanna indiscriminata di tutti i cavalieri. 
La chiesa di Sant’Eugenio è oggi l’edificio più antico del paese. Questa chiesa, infatti, esisteva già nel 853, come si legge nel testamento dei fratelli Deusdedit e Senatore, che alla loro morte lasciarono l’oratorio di Sant’Eugenio al monastero di Sant’Ambrogio a Milano, con l’obbligo che si celebrassero messe. Ma già nel 892 Sant’Eugenio viene ceduta alla chiesa di San Giovanni a Monza. La leggenda narra dell'esistenza di vie sotterranee che collegherebbero Sant’Eugenio col duomo Monzese, o addirittura con il castello della regina Teodolinda. La chiesa è certamente una delle più antiche testimonianze, in Lombardia, del culto di Sant'Eugenio. La tradizione ci tramanda che fu vescovo e strenuo difensore del rito Ambrosiano, tanto di convincere Carlo Magno e Papa Adriano I a non abolirlo. Il corpo del Santo è conservato presso la chiesa di Sant’Eustorgio a Milano. L’attuale aspetto della chiesa non corrisponde più a quello originale. 
La chiesa di San Salvatore è l’attuale chiesa di Sant’Antonio, che risulta già citata su alcuni documenti del IX secolo. Dagli atti della visita pastorale del 1581 si riscontra che questa fu la prima chiesa parrocchiale di Concorezzo. Nei secoli fu più volte restaurata ed attualmente appare profondamente modificata rispetto alla forma originale. 
La vecchia parrocchiale di San Damiano, citata per la prima volta in un atto del 1098, nel 1565 diviene parrocchiale. Attiguo c’era il cimitero e di fronte si apriva la piazza pubblica  dove, molto probabilmente, fin dal XIII secolo si svolgeva la vita dell’intera comunità. 

I Catari, o “Perfetti”, erano i rappresentanti di una setta di eretici nata dall’intreccio della dottrina Cristiana dei primi apostoli con particolari convinzioni di origine orientale. A partire dal XII secolo si sviluppò nella Francia meridionale la più importante comunità Catara d’Europa. Nel volgere di pochi anni la dottrina Catara si diffuse in diversi altri paesi, quali: Italia, Germania e Spagna. La chiesa Catara di Concorezzo fu la prima comunità italiana di tale movimento e rimase per lungo tempo una delle chiese di riferimento. Catari si costituirono in una chiesa indipendente e assunsero una regola di vita molto rigida e dimessa. Essi basavano il proprio credo sul fatto che tutti gli aspetti materiali, compreso la vita umana, erano opera del demonio mentre le uniche opere riconducibili a Dio erano quelle del cielo. Una concezione che portò al completo isolamento dei Catari dal resto della società, sia civile che religiosa, e successivamente alla loro rapida scomparsa. La Chiesa Cattolica condannò aspramente il movimento Cataro. Furono costituiti tribunali guidati da inquisitori in tutta Europa per processare gli eretici. Papa Innocenzo III nel 1208 bandì addirittura una crociata nella Francia meridionale, culla del movimento, per “liberare” quel territorio dalla presenza dei Catari.

La Pataría, o movimento dei patarini (detti anche pàtari), fu un movimento sorto in seno alla Chiesa milanese del Medioevo. Le origini del movimento sono da ricondurre ad alcuni esponenti del clero contro la simonia, il matrimonio dei preti, e, in generale, contro le presunte ricchezze e corruzioni morali delle alte cariche ecclesiastiche. Dopo che - alla fine dell'XI secolo e con l'inizio delle Crociate, lo scisma fu ricomposto, la Pataria perse vigore e unità e ciò che ne rimase finì per diventare un movimento ereticale critico nei confronti della gerarchia ecclesiastica in generale.

💥INFINE UN ELENCO DI ALCUNE DELLE CHIESE SCOMPARSE DI MILANO, PER CHI FOSSE INTERESSATO AD APPROFONDIRE L'ARGOMENTO (qui elencate più di trenta strutture)

SAN PROTASO AL CASTELLO
La chiesa di San Protaso al Castello, anche chiamata San Protaso in Campo intus, è stata demolita nel 1786. Il suo nome "in Campo intus" derivava dal fatto che l'edificio si trovava dentro alle mura dell'epoca, per distinguerla dalla chiesa di San Protaso alle Tenaglie, detta al contrario "in Campo foris" in quanto fuori dalle mura. La chiesa fu ricostruita nel 1388 in una nuova posizione, giacché prima si trovava nell'area oggi occupata dal Castello Sforzesco.

SAN SALVATORE IN XENODOCHIO
L'area della chiesa era occupata in epoca romana da un tempio dedicato a Giove e se ne fa risalire le origini all'epoca della costruzione di uno xenodochio, eretto il 22 febbraio dell'anno 787. Qui gli orfani esposti o abbandonati dalle loro madri venivano battezzati, curati, allattati, vestiti e si forniva loro vitto e alloggio sino all'età di sette anni; venivano inoltre avviati all'apprendimento di un lavoro. Nel caso in cui non vi fossero fanciulli da accudire, si sarebbero dovuti accogliere poveri e pellegrini.

SANT'ULDERICO AL BOCCHETTO
La chiesa e il monastero benedettino femminile furono fondati nell'VIII secolo, certamente dopo il 774 ed inizialmente intitolata al Salvatore. Dopo il 1022 è dedicata a Santa Maria di Dateo, nome che mantenne almeno sino al 1191, per poi essere dedicata a sant'Ulderico. L'aggiunta di "al Bocchetto" risale all'incirca al 1197: il monastero si trovava presso il Borgo del Bocchetto, oggi via Bocchetto. Il Bocchetto era così chiamato poiché attraversato da un canale di scolo le cui acque ne uscivano poi da diverse bocche portandosi infine fuori dalle mura della città. Nel XV secolo un violento incendio distrusse il monastero e il suo archivio. Tra il 1607 e il 1608 vi fu imprigionata Marianna de Leyva, altrimenti nota come "la Monaca di Monza". Nel 1638 la chiesa fu restaurata. Il monastero fu soppresso nel 1787 e rimpiazzato con l'Ufficio del Bollo e l'Archivio del Demanio. In uno dei suoi cortili si trovava certamente un pozzo dall'acqua considerata miracolosa, che si dice fosse stata benedetta da Sant'Ulderico. Il 4 luglio di ogni anno, giorno dedicato al santo, le monache benedettine distribuivano una grande quantità delle acque del pozzo ai malati di febbri ostinate che le bevevano sperando di guarire.

SANTA RADEGONDA
Sull'antecedente complesso architettonico che aveva ospitato il monastero di Santa Maria di Vigilinda, probabilmente la fondatrice, detto anche del San Salvatore, fin dal VII secolo, nel 1130 venne fondato il monastero dedicato a Santa Radegonda. Danneggiato dalle distruzioni delle truppe imperiali nel 1162, come risarcimento il monastero ricevette una casa e un terreno. Il complesso risultò veramente grandioso e la chiesa custodiva numerose reliquie, come la scheggia della Croce, una Spina, un frammento del velo di Maria e della Maddalena. Nel 1781 si aprì la strada che vediamo oggi e il sito dell'ex monastero ospitò poi un omonimo teatro, finché nel 1883 fu aperta al suo posto la centrale termoelettrica di Santa Radegonda, la prima dell'Europa continentale, la terza al mondo dopo Londra e New York, poi chiusa nel 1926. Il monastero di Santa Radegonda, attiguo all'omonima chiesa, era un monastero benedettino, soppresso e parzialmente demolito nel 1781.

COSMA E DAMIANO ALLA SCALA
Citata per la prima volta in una lettera risalente all'881, indicata come "chiesa dei Santi Cosma e Damiano dei Romani", era posizionata a fianco di un piccolo ospedale. Quasi completamente rifatta e ampliata a partire dal 1660, fu sconsacrata nel 1796.
 
SANTA MARIA BELTRADE
Edificata nell'836, esistono ancora diverse ipotesi sulla sua fondazione. La chiesa fu completamente restaurata nel 1717, nel 1814 e nel 1854, poi fu soppressa nel 1927 e demolita nel 1936.

SANTA MARIA FULCORINA
Il titolo oscilla nei secoli fra Santa Maria Folcolina, Santa Maria Falcorina e l'attuale Santa Maria Fulcorina. Edificata nell'anno 810, fu fondata dal conte Folco o Fulco o Falcuino, da cui deriverebbe il titolo della chiesa, anche se i documenti ufficiali indicano la chiesa fondata nel 1007. La chiesa fu poi demolita e ricostruita nel 1734, per poi essere sconsacrata il 20 maggio 1798.

SAN MARTINO IN COMPITO
Fondata nell'836. La sua edificazione venne probabilmente finanziata grazie ad un tale Unger, ricco proprietario terriero residente a Milano, che nel febbraio dell'anno citato affidò molti dei suoi beni affinché fossero distribuiti in opere pie. La solenne cerimonia di consegna consistette in un bastone nodoso, una zolla di terra, un coltello rotto, un guanto e un ramo d'albero. La chiesa era detta "in Compito" per via della vicinanza con un crocicchio (compitus). All'epoca vi sorgeva accanto anche un quartiere noto per le sue case di piacere. Soppressa nel 1584, l'edificio cadde in rovina e venne infine demolito a metà Ottocento.

SAN VITTORE E QUARANTA MARTIRI
La chiesa di San Vittore e Quaranta martiri viene chiusa al culto nel 1787 e definitivamente demolita nel 1927. Risale probabilmente al XI secolo e la sua esistenza è confermata l’anno 1065. La prima descrizione completa risale al 1581, redatta probabilmente in occasione di una visita pastorale del canonico milanese Ottaviano Abbiate de' Forieri. In una pianta redatta nel 1639, in occasione di un processo per violazione del diritto d’asilo e dell’immunità ecclesiastica, un documento allegato agli atti di processo, datato 5 ottobre 1639, parla dell’”extractione di Carlo Bossi da una casa del Santissimo Sacramento della chiesa di S.to Vittore e quaranta martiri quale è attaccata alla medesima chiesa”. Il Dizionario della Chiesa Ambrosiana riporta che nel 1674 la chiesa subisce una serie di grandi interventi, che interessano la struttura e le decorazioni. Con il nuovo compartimento territoriale delle parrocchie della città e dei Corpi Santi di Milano, che ha pieno effetto dal 25 dicembre 1787 (avviso 16 novembre 1787), la Parrocchia di San Vittore e quaranta martiri viene soppressa, e unita alla parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele (Fondo Duplicati). La Chiesa di San Vittore e i quaranta martiri viene definitivamente demolita nel 1929, quale conseguenza dell’attuazione del Piano Regolatore, per la realizzazione di Piazza Crispi, oggi Piazza Meda.

SAN NAZARO IN PIETRASANTA
La chiesa si trovava dove ora sorge l'imponente edificio di Casa Broggi. La facciata era collocata nella contrada San Nazaro in Pietrasanta. Pare che esistesse già nell' XI secolo. Nel 1397 era attestata come cappella in Porta Comasina. La dedica a San Nazaro trae origine dal fatto che sul luogo dove sarebbe poi sorto il tempio fosse un tempo esistita un'abitazione presso cui i santi Nazaro e Celso, giungendo a Milano dalla Gallia, avevano dimorato per un certo periodo prima del martirio; quando Ambrogio ne ritrovò i corpi nell'anno 393, li fece seppellire con tutti gli onori presso il luogo del ritrovamento, su cui sorse successivamente la chiesa di San Celso; successivamente fece poi traslare il corpo di San Nazaro presso la più grande San Nazaro in Brolo. Venne nuovamente riedificata dalle fondamenta nell'anno 1549; fu soppressa da San Carlo il 27 marzo 1578 e da lui donata alla Confraternita di San Girolamo. Sotto la gestione della Confraternita venne ricostruita per la terza volta dalle fondamenta nell'anno 1721, anno in cui venne consacrata alla Vergine Immacolata. Fu demolita nell'anno 1888 durante la vasta risistemazione dell'area.

SAN MARCELLINO
Situata nell'attuale via Broletto, la chiesa non è più esistente. Le sue origini risalirebbero a prima della venuta di Federico Barbarossa a Milano: la chiesa era attestata in documenti nel 1021 e, all'interno di essa, figuravano della arche sepolcrali datate 1144. Non si hanno notizie certe sulla precisa data di demolizione.

SANT'ILARIO
Situata in via del Lauro, fu sconsacrata nel 1786 e poi demolita. Fondata nel 1060 da Anselmo da Baggio.

SAN GIOVANNI SUL MURO
Era un'antica chiesa situata lungo le mura augustee che collegavano l'antica Porta Vercellina e Porta Giovia e fu demolita nel 1786. La prima testimonianza scritta dell'esistenza di questa chiesa risale all'anno 1039. Nel 1482 si fece costruire, proprio a ridosso di San Giovanni, l'oratorio di San Leonardo, che cambiò dedica in Santa Liberata nel 1573. Dell'oratorio di San Leonardo restano solo alcuni avanzi della parete sinistra inglobati nel palazzo di via S. Giovanni sul Muro numero 13.

SAN GIOVANNI IN GUGGIROLO
Anticamente indicata come chiesa di San Giacomo in Narciso, era situata nell'area dell'attuale piazza Velasca e fu demolita nel 1799. La chiesa ha origini antiche, forse all'XI secolo. Vi sarebbero due possibili origini circa il nome: una prima ipotesi è che vicino alla chiesa sorgesse una fabbrica di "agucce", ovvero di aghi, mentre una seconda contempla le prime forme della chiesa che doveva possedere un'alta guglia.

SAN BARTOLOMEO
Risalente all'XI secolo, la chiesa fu demolita nel 1861. Ubicata di fronte alla Porta Nuova medievale, la chiesa divenne anche uno dei luoghi privilegiati per la sepoltura dei personaggi delle più eminenti famiglie milanesi. Nel 1848 fu protagonista di un episodio accaduto durante le celebri Cinque Giornate: un reparto di soldati sfondata la porta della chiesa di San Bartolomeo nella ricerca di un sovversivo, non trovandolo, si recò nella casa del parroco massacrandolo, dopo il rifiuto di questi di collaborare.

SANTA MARGHERITA
Indicata fino al 1138 come Santa Maria di Ghisone, era situata nell'attuale angolo tra via Manzoni e via Silvio Pellico e fu demolita nel 1786. La chiesa risalirebbe al 912; la chiesa ed il convento sono nominati in documenti risalenti al 963.

SAN GIOVANNI ALLE QUATTRO FACCE
La chiesa di San Giovanni alle Quattro Facce era situata nell'attuale piazzetta Giordano Dell'Amore e fu demolita nel 1786. Sorgeva sulle vestigia di un tempio romano dedicato a Giano Quadrifronte, da cui il nome. Solitamente raffigurato con due volti (il cosiddetto Giano Bifronte), poiché il dio può guardare il futuro e il passato ma anche perché, essendo il dio della porta, può guardare sia all'interno sia all'esterno, nel caso del Giano Quadrifronte, le quattro facce sono rivolte verso i quattro punti cardinali. Non è noto con precisione l'anno di fondazione, tuttavia la chiesa viene menzionata nel XII secolo, mentre altre fonti ne sostengono l'esistenza già nel 975.

SAN GIORGIO AL POZZO BIANCO
La chiesa di San Giorgio al Pozzo Bianco, indicata anche come San Giorgio Alamanno e più anticamente come San Giorgio in Nocetta, era situata nell'attuale via San Pietro all'Orto e fu demolita alla fine del XVIII secolo. Sull'origine del nome vi sarebbero due ipotesi: verrebbe dalla presenza nelle vicinanze della chiesa di un pozzo in marmo bianco, oppure deriverebbe dal cognome di una nobile famiglia. La chiesa era originariamente conosciuta come "San Giorgio alla Nocetta" per la presenza di una pianta di noce. Fu rinominata "San Giorgio Alamanno" dal nome dell'arcivescovo che avrebbe fatto rifabbricare la chiesa nel 940 e che vi fu sepolto alla sua morte. La chiesa conservava un numero elevatissimo di reliquie ancora nel XVIII secolo. La parrocchia di San Giorgio al Pozzo Bianco fu soppressa nel 1787.

SAN PROTASO AD MONACHOS
La chiesa di San Protaso ad Monachos fu demolita nel 1930. Secondo la tradizione questa chiesa sorse sui resti dei santi e martiri Vitale e Valeria, genitori di Gervasio e Protaso. Dagli scavi archeologici effettuati sul posto emersero un edificio del V secolo e uno successivo dell'VIII secolo, che costituisce il monastero in cui si insediarono i monaci benedettini. La sua esistenza è certa già dall'870. Nell'XI secolo i monaci furono trasferiti. A partire dal 1574 ospitò la confraternita del Santissimo Sacramento.

SAN PROTASO ALLE TENAGLIE
Chiamata anche San Protaso in Campo foris era situata nell'attuale via Legnano e fu demolita nel 1786. L'origine è fatta risalire a prima dell'anno 1015; il nome "in Campo foris" era dato in quanto situata fuori dalle mura dell'epoca , per distinguerla dalla vicina chiesa di San Protaso al Castello, detta al contrario "in Campo intus" in quanto dentro le mura. La chiesa assunse più tardi, dopo il XVI secolo, il nominativo "alle Tenaglie" per la vicinanza delle nuove mura spagnole.

SAN VINCENZINO
Indicata anche come Monasterium Novum, era situata assieme all'omonimo monastero nell'attuale via Camperio e fu demolita nel 1964. La tradizione vuole il monastero fondato nel 770 dalla moglie di re Desiderio, mentre i primi documenti ufficiali circa l'esistenza del complesso risalgono al 1073.

ORATORIO SANTA PELAGIA
L'oratorio di Santa Pelagia fu demolito nel 1784.L'ospedale a cui fu in seguito aggregato l'oratorio fu edificato nel 1091 e passò, poco meno di due secoli dopo, sotto la giurisdizione della basilica di San Simpliciano. L'ospedale fu aggregato nel 1644 all'Ospedale Maggiore.

ORATORIO SANTI PIETRO E LINO
L'oratorio dei Santi Pietro e Lino fu demolito nel 1786. La menzione più antica dell'oratorio in un documento risale al 1019, nel 1577 San Carlo soppresse l'omonima parrocchia. Sul nome non vi sono origini certe, se non un'ipotesi per cui il nome "Santi Pietro e Lino" deriverebbe dalla corruzione del più antico nome "San Pietro a Ca' Galeni", che deriverebbe dal nome della famiglia alla quale era assegnato l'antico edificio, mentre San Carlo Borromeo si riferiva alla chiesa come "San Pietro ad Linteum" per via del lenzuolo apparso in visione al santo secondo la tradizione cristiana.

SANT'EUSEBIO
La chiesa di Sant'Eusebio fu demolita nel 1865. La fondazione della chiesa viene fatta risalire all'epoca di Re Desiderio, mentre le prime prove scritte che attestano la presenza della chiesa risalgono al 1173. Rifatta nel 1620.

ORATORIO SAN DALMAZIO
L'oratorio di San Dalmazio fu demolito nel 1786. La presenza dell'edificio di culto è attestata da documenti risalenti all'XI secolo. San Carlo vi insediò la Congregazione dei Preti della Dottrina Cristiana.

ORATORIO DI SAN CIPRIANO
Demolito nel 1786. La presenza della chiesa è attestata dal 1142.

SAN PROSPERO
Fu demolita nel 1786. La sua presenza è attestata in documenti del 1119. Nel 1737 fu completamente rifatta.

SAN PIETRO ALLA VIGNA
Demolita nel XIX secolo, l'intitolazione a San Pietro alla Vigna deriva dal toponimo Intus Vineam ed è legato all'ampia zona di vigneti posta a sud-est del Monastero Maggiore. Le prime notizie certe sull'esistenza del luogo di culto risalgono al XII secolo.

SANTA MARIA DELLA PASSERELLA
Probabilmente fondata nel 1172, fu una delle quaranta parrocchie soppresse nel 1787 e unita con quella di San Carlo al Corso.

SANTA MARIA DEL TEMPIO
I templari arrivarono a Milano attorno al 1135. Dopo il 1162 la piccola chiesa precedente venne demolita e al suo posto venne realizzata la più grande chiesa di Santa Maria del Tempio insieme alla vicina San Giovanni del Tempio. A partire dalla fine del XV secolo quest'ultima chiesa divenne nota come San Giovanni Battista alla Commenda. Nel 1312 fu sciolto l'Ordine, che cessò di esistere. I terreni di proprietà dei Templari tornarono così all'arcivescovado mentre gli edifici furono occupati dagli Ospitalieri. Sin dal 1566, sul muro che circondava gli orti della commenda, si trovava il tabernacolo della Madonna della Febbre, sempre illuminato da una lampada ad olio. Si trattava di un dipinto creduto capace di guarire dalle febbri malariche. Nel 1798 fu chiusa e l'immagine miracolosa venne trasferita nella chiesa di San Barnaba sulla parete davanti al pulpito. Una delle due chiese e lo xenodochio furono demolite solo nel 1881.

SANTA MARIA IN BRERA
La chiesa di Santa Maria in Brera faceva parte del convento degli Umiliati, citata per la prima volta nel 1201. La chiesa venne sconsacrata nel 1806.

SAN FRANCESCO GRANDE
Le vicende di questa chiesa sono piuttosto complesse e possono essere descritte in tre fasi. Nel primo secolo dopo Cristo venne fondata la parte più antica della basilica col fine di ospitare le spoglie dei santi Gervasio e Protaso e due secoli più tardi anche quelle dei santi Nabore e Felice, motivo per il quale la chiesa prese il nome di "basilica di San Nabore" o "Naboriana". Nel XIII secolo i francescani fecero il loro ingresso nella città di Milano e fu loro concesso il permesso di costruire una chiesa, dedicata a san Francesco, nelle immediate vicinanze dell'abside della vecchia basilica di San Nabore, a partire dal 1233. Nel 1256 i frati francescani ottennero la gestione anche della basilica di San Nabore, ristrutturandola ed ampliandola sino ad inglobare le due chiese in unico edificio, ridenominato "chiesa di San Francesco" in onore del fondatore dell'ordine. L'uso di tale denominazione è testimoniato già da documenti del 1387. La chiesa fu abbattuta nel 1806.

SANT'APOLLINARE
La chiesa fu fondata assieme ad un monastero di clausura nel XIII secolo e custodiva le reliquie di san Fausto e San Lorenzo. Il convento fu soppresso e parzialmente demolito nel 1782, mentre il chiostro rimanente del complesso fu usato come deposito di armi. Della chiesa rimangono le mura perimetrali.

SAN CAPROFORO
La struttura originaria della chiesa di san Carpoforo apparteneva a un tempio romano. Vesta era la dea del focolare. In ambito pubblico il suo culto consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro nel tempio cittadino. La prima testimonianza storicamente provata dell'esistenza della chiesa risale all'anno 813. Fu poi completamente ricostruita nel XVII secolo. Fu infine soppressa il 24 dicembre 1787. Fu riconvertita in archivio.

SANTA MARIA DEI SERVI
Anche detta Santa Maria del Sacco, venne demolita nel 1847. L'ordine dei Serviti giunse in città durante l'episcopato di Ottone Visconti e si insediò dapprima presso Porta orientale, appena al di fuori delle mura cittadine, trasferendosi dal 1317 in una chiesa preesistente, sostituendosi ai frati della Penitenza di Gesù Cristo. Fu in quest'anno che la chiesa mutò il proprio nome da Santa Maria del Sacco a Santa Maria dei Servi, in omaggio al nuovo ordine. Nel 1799, il governo napoleonico soppresse il convento allontanandovi la congregazione, fatto che segnò inesorabilmente la decadenza della chiesa, che venne chiusa nel 1836.

SAN GIOVANNI IN LATERANO
Risalente al IV secolo, sull'antico nome della chiesa, ovvero San Giovanni Isolano, esistono varie ipotesi: la prima è che tale nome derivasse semplicemente dal nome del fondatore, tale Isolano, mentre una seconda sostiene che tale fosse dovuto alla presenza del fiume Seveso che scorreva sotto la chiesa: il nome sarebbe diventato per corruzione "in Laterano". Un'altra ipotesi è che tale appellativo deriverebbe dalle indulgenze concesse alla chiesa da parte di papa Leone X,in analogia alla basilica romana. La chiesa fu demolita nel 1936. Il titolo di San Giovanni in Laterano passò per decreto del 1934 alla nuova parrocchia eretta nel 1928 la cui chiesa è situata all'angolo tra via Pinturicchio e piazza Gian Lorenzo Bernini, in zona Città Studi.

SAN SILVESTRO
Edificata in onore del Santo Papa Silvestro I nell'878, non vi siano documenti risalenti a prima dell'XI secolo. La chiesa fu soppressa nel 1786 ed in seguito demolita, tuttavia diede il nome alla contrada di San Silvestro per molti anni.

SAN LORENZO IN TORRIGGIA
Non si hanno notizie sull'origine del nome. La chiesa è menzionata già a partire dal IX secolo. La chiesa fu demolita nel 1786.

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