FACCIAMO IL GIOCO DEI SE... DOPO LA PARTENZA DA FERRARA, FINALE EMILIA

FACCIAMO IL GIOCO DEI SE...

SE CONTARDO, DOPO LA PARTENZA DA FERRARA, INVECE DI 

PASSARE PER VIGARANO PIEVE, BONDENO E OSPITALE, 

FOSSE ANDATO VERSO FINALE DELL'EMILIA?


RIPERCORRI I PASSI DI CONTARDO: siamo alla PRIMA TAPPA del pellegrinaggio.


QUALI BORGHI AVREBBE INCONTRATO? 

QUALI LUOGHI AVREBBE ATTRAVERSATO?

 QUALI STRUTTURE RELIGIOSE E MILITARI AVREBBE VISTO?

VIGARANO MAINARDA

Contardo in viaggio, Milano, 2023, [g.AI]
Vigarano Mainarda è un comune della provincia di Ferrara. Il toponimo Vigarano deriverebbe dal nome di età romana di Vicus Varianus che indicava probabilmente i possedimenti di Varius. Doveva trovarsi nei pressi della via Æmilia Altinate che portava ad Este e ad Altino. Il territorio è stato soggetto nei secoli ai cambiamenti di corso del Po e del Reno. Nel medioevo l'insediamento principale era nella zona dell'attuale Vigarano Pieve; nel XII secolo, con la rotta di Ficarolo, il Po ha spostato il corso principale verso Nord, abbandonando il territorio di Vigarano. La parte sud del territorio era in quei secoli tenuta dalla famiglia Mainardi, di origini forlivesi e di parte ghibellina, che aveva costruito una torre, chiamata torre della Mainarda, da cui derivò il nome che oggi individua il capoluogo. Il territorio restò soggetto a frequenti alluvioni del Reno, fino al XVIII secolo. Al tempo di Contardo si trovava una chiesa, documentata in una fonte del 1143, ma l'edificio è stato ricostruito nel XVI secolo. Attualmente è dedicata ai SS. Pietro e Paolo.


CASUMARO

La leggenda vuole che Matilde di Canossa vi abbia perso un figlio, annegato nelle vicinanze di Casumaro, dando quindi al paese il nome di 'caso amaro'. Più probabilmente il toponimo deriva da 'casimari', ovvero piccole capanne dove vivevano i contadini della palude. Il territorio è menzionato nell'VIII secolo come facente parte della 'Corte di Trecentola', che comprendeva anche Finale Emilia e Santa Bianca; era presente una fortezza, situata al confine tra il Regno longobardo e l'Esarcato di Ravenna (Impero bizantino), distrutta nel 1213. Nell'anno 749 la corte fu divisa: la zona settentrionale al re longobardo Astolfo e la parte meridionale al fratello Anselmo, divenuto abate dell'abazia di Nonantola. Al tempo di Contardo era presente un oratorio, dedicato a San Lorenzo, su cui nel XV secolo è stata costruita la chiesa, per volontà del vescovo di Modena. 


Da segnalare la SAGRA DELLA LUMACA: pare che la ricetta delle 'lumache alla casumarese' risalga al 1611, nota come 'ricetta della Nuccia', dal nome della proprietaria di un'osteria che si trovava tra lo Stato Pontificio e il Ducato di Modena.


FINALE EMILIA

Le prime fonti storiche fanno risalire l'origine del borgo all'anno 1009 e fu fortificato dal padre di Matilde di Canossa, che costruì il torrione del castello. Uno dei principali avamposti del ducato Estense, Finale Emilia è stata tappa obbligata delle comunicazioni fluviali tra Modena, Ferrara e Venezia e disponeva di mulini, opifici, di un porto e di un arsenale. 

CASTELLO DELLE ROCCHE
Costruito nel 1402 per volere del marchese di Ferrara Niccolò III d'Este, era composto da un corpo quadrilatero, protetto da un mastio fatto erigere da Bonifacio di Canossa e con torri sulle quali spiccavano le aquile estensi. Sotto il mastio scorreva il fiume Panaro. Verso la fine del XV secolo il castello divenne la residenza degli Este e tale rimase fino alla fine del XVIII. Nel 1890 dall'intera città fu deviato il fiume e nella metà del XIX secolo il castello è divenuto di proprietà comunale.

CHESA DEI SANTI FILIPPO E GIACOMO
Il duomo di Finale Emilia si trova all’interno del borgo sorto nel 1213 per iniziativa del Comune di Modena sulle rive del Canale Naviglio (oggi fiume Panaro), in sostituzione di un precedente aggregato abitativo (Final Vecchio). posto a un chilometro più a occidente. Nel 1224 viene costruita la chiesa, sotto il titolo dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo. Nel 1435 si decide la costruzione di una nuova canonica. Nel 1504 la chiesa minaccia di crollare e nel 1506 si decide di demolire una parte della vecchia chiesa. Nel ventennio successivo l’occupazione delle truppe pontificie blocca i lavori che riprendono solo nel 1539 con l’autorizzazione a concedere la costruzione di cappelle e sepolcri all’interno della chiesa. Nel 1542 viene costruita la Cappella del Rosario.

CHIESA DI SAN GEMINIANO VESCOVO
In una pergamena del 1148 è menziona una 'ecclesia S. Marie de Massa', appartenente alla giurisdizione del monastero di San Pietro di Modena. L’aspetto attuale della Chiesa è caratterizzato da un rigoroso impianto a tre navate. Il campanile presenta pianta quadrata e solida muratura in mattoni a faccia a vista fino in sommità dove quattro bifore illuminano la cella campanaria e la copertura guglia.

TORRE DEI MODENESI
Costruita nel 1213 durante l'epoca del canale Naviglio per motivi difensivi e di avvistamento, in quello che all'epoca era un nodo importante per il commercio fluviale proveniente da Venezia verso i territori di Modena e Ferrara. Il primo documento che cita espressamente la torre risale al 9 aprile 1306, quando Modena decise di rafforzare le fortificazioni del Castrum Finalis appena riconquistato. Verso il 1330, la torre risultava circondata da mura, tanto da assumere la forma di una rocca, chiamata appunto Rocca Marchesana o Rocca Piccola, per distinguerla dal Castello delle Rocche, conosciuto anche come Rocca Grande, che si trovava sulla riva opposta del fiume Panaro. Nel 1526 vi fu installato l'orologio già presente nella vecchia torre dell'orologio fin dal 1436. Le mura vennero abbattute a metà del XVI secolo e la torre  fu ceduta alla famiglia Magni, dietro corrispettivo di due libbre di cera all'anno. Il 15 maggio 1756 la torre fu venduta per 400 lire dagli Este al comune di Finale che nel 1770 la fece restaurare. Nel XIX secolo il canale Naviglio venne interrato e la funzione di osservazione venne meno, mentre grazie all'orologio rimase comunque un edificio di interesse e per questo oggetto di manutenzione. Alla fine dell'Ottocento venne dichiarata monumento nazionale. Durante la seconda guerra mondiale venne colpita da una granata il 22 aprile 1945 e poi restaurata nel 1949. Era il simbolo della città fino al suo crollo, avvenuto durante gli eventi sismici del 2012. Oggi si conserva solo la base dell'edificio.

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DA RICORDARE
A giugno il PAIO DELLE CERCHIE, con una rivisitazione storica degli anni intorno al 1500.

DA MANGIARE
Detta anche Torta degli Ebrei, o in dialetto Tibùia, la Sfogliata di Finale Emilia è un prodotto artigianale che nasce nella prima metà del '600 all'interno della comunità ebraica locale e giunge fino a noi in una versione rivisitata, fatta risalire al 1860 circa. 


IN BICICLETTA
Finale Emilia è collegata con Mirandola dalla pista ciclabile CHICO MENDES, che percorre il vecchio tratto ferroviario che univa i due scali ferroviari.
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MIRANDOLA

Mantiene nella pianta ottagonale le tracce della sua struttura di città-fortezza rinascimentale. Le mura che circondavano la città furono abbattute alla fine dell'Ottocento e oggi al loro posto c'è l'anello della circonvallazione che percorre quello che era il perimetro della città che mantiene la forma di "stella". Dal 1310 fu la capitale della SIGNORIA DEI PICO, (tra i quali è notissimo Giovanni Pico della Mirandola, umanista e scienziato del Quattrocento) e passò al dominio estense soltanto nel 1711. Fu oggetto di due celebri assedi: nel 1510 ai tempi di papa Giulio II e nel 1551 sotto Giulio III. La decadenza della cittadina è segnata anche dalla sciagura di un fulmine che nel 1714 fece esplodere la polveriera e con essa buona parte del castello che costituiva la reggia dei Pico: l'attuale torrione, che si affaccia su piazza Costituente al centro della città, è in gran parte una ricostruzione novecentesca, che reintegra l'originale portico seicentesco e la facciata della galleria Nuova.

CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE
Iniziata verso il 1440, venne continuata da Giovan Francesco I Pico e nel 1470 dai fratelli Galeotto e Anton Maria. Varie modifiche e restauri, ultimati nel 1885, comportarono la ricostruzione dell'attuale facciata in forme quattrocentesche e pseudo-rinascimentali. L'interno era a tre navate con volte a crociera costolonate e conservava pregevoli dipinti, affreschi e monumenti funebri. Il campanile è alto 48 metri. La parte inferiore è tardo-quattrocentesca. Nel XVII secolo fu rialzato e nel 1888-1889 fu rifatta la guglia terminale. Il Duomo è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 2012. 

CHIESA DI SAN FRANCESCO
Insieme al coonvento e al chiostro, è una delle più antiche della città, già presente nel XIII secolo. Si tratta di una delle prime chiese francescane dell'Emilia, costruita pochi anni dopo la canonizzazione di San Francesco nel 1228 e sistemata nelle forme attuali nell'anno 1400. L'edificio è il Pantheon della famiglia Pico

CHIESA DEL GESU'
Voluta da Alessandro I Pico in occasione dell'investitura a Duca della Mirandola, è rimasta incompiuta nella facciata e conserva al suo interno notevoli opere della locale scuola d'intaglio

PALAZZO COMUNALE.
Edificio del 1468, al quale venne aggiunta la parte retrostante nel 1748. 

CASTELLO DEI PICO
Fu una roccaforte famosa in Europa come leggendariamente inespugnabile, appartenne alla famiglia dei Pico, che regnò su Mirandola per oltre quattro secoli (1311-1711) e che la arricchì in epoca rinascimentale con importanti opere d'arte. Il castello era caratterizzato da un'enorme torre, che scoppiò a causa di un fulmine nel 1714.


CURIOSITA'
La tradizionale maschera della città è MIRANDOLINA, protagonista della celebre opera teatrale di Carlo Goldoni.



CONCORDIA SULLA SECCHIA

Forse la città prese il nome da un accordo, stipulato nel 1360 fra le città di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova e Ferrara, che sanciva la deviazione del fiume Po. In seguito a questo accadimento si diede al paese il nome di Concordia. Un’altra ipotesi vede il toponimo riconducibile alla presenza della Rocca di Concordia, così chiamata a ricordo della “pace e buona concordia con tuti li suoi nemici”, ai tempi dei Pico. Francesco I Pico, nominato feudatario nel 1311  dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, ottenne dallo stesso imperatore il permesso di installare sul fiume Secchia i mulini natanti. Concordia fece parte della signoria dei Pico per ben 400 anni, fino al 1711. I soldati di papa Giulio II, prima della conquista di Mirandola, distrussero Concordia nel 1510. Ci vollero dieci anni per ricostruire il paese e una nuova chiesa, ancora alla Molinella. Con diploma imperiale, Concordia nel 1597 venne elevata a marchesato e Mirandola città e principato. Mirandola venne elevata al rango di ducato nel 1617.

CHIESA DI SAN PAOLO
La costruzione della prima chiesa è avvenuta nel 1396 in località Molinella. L'intensa l'attività dei mulini natanti nel Secchia sostenne per secoli l'economia del paese. Una testimonianza curiosa di questo periodo è il bosco medievale di Concordia: i reperti, 82 grossi ceppi e 64 tronchi lunghi fino a 9 metri, sono venuti alla luce presso l'oasi naturalistica Val di Sole di Fossa.

CHIESA DI SANTA CATERINA
I frati agostiniani di Concordia fecero costruire un convento nel 1420 nei pressi del bastione di Santa Caterina. In quella stessa zona venne costruito un ospitale per i pellegrini e gli infermi. Il convento ospitò, tra gli altri, il monaco agostiniano MARTIN LUTERO, durante il suo viaggio verso Roma nel 1511. Venne riedificato, dove si trova attualmente, nel 1520. 

ROCCA
Trasformata nel 1450 in un castello con un fossato intorno, mura con torri e due bastioni. Il castello venne abbattuto nel 1534. 

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CON QUESTO TRAGITTO CONTARDO 

SAREBBE TORNATO SULLA VIA 

RACCONTATA NEL LIBRO

 ALL'ALTEZZA DI REGGIOLO.


RIPERCORRI I PASSI DI CONTARDO: siamo alla DICIASSETTESIMA TAPPA del pellegrinaggio.


Chi è Contardo? La risposta QUI
Blog ideato, scritto e curato da Monica Monici (visita il sito www.monicamonici.it).
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